15 ottobre 1834. Lettera: usi ed abusi nel giorno di Śimchat Torà
Archivio Terracini. Fondo Saluzzo. Università Israelitica di Saluzzo. Culto e cimiteri. Serie 2, fald. 8, fasc. 1
Percorso: Lelio Cantoni
Dati:
Mittente: Lelio Cantoni
Destinatario: Amministrazione Israelitica di Saluzzo
Oggetto: Cantoni invita la comunità a prendere provvedimenti, perché le donne non abbiano libero accesso alla sezione loro preclusa del Tempio la sera della vigilia di Śimchat Torà
La lettera è redatta su carta intestata a Il Rabbino Maggiore delle Università Israelitiche del Piemonte. Reca il nº d’ordine 75 in alto a sinistra e la data 15 ottobre 1834.
Cantoni viene a conoscenza di un abuso consentito a Saluzzo nella sera che precede la festa di Śimchat Torà (“gioia per la Torà”). Tale festa segue Sukkot (festa delle Capanne o Tabernacoli) e celebra la fine del ciclo annuale di lettura della Torà. La Legge prescrive particolari manifestazioni di gioia per celebrare la festa. In tale contesto a Saluzzo era divenuta consuetudine lasciare alle donne libero accesso alla sezione del tempio riservata agli uomini la sera precedente il giorno di Śimchat Torà. Cantoni non obietta la semplice presenza femminile in un’area comunque sacra e a loro preclusa; piuttosto, l’inappropriatezza risiede nel fatto che «le medesime vi compariscono con soverchia gala ed eleganza e […] ivi si permettono le conversazioni, gl’intrattenimenti e vi si proferiscono discorsi profani per non dire indecenti». La violazione dello spazio sacro nuoce al decoro del culto e al buon nome degli ebrei italiani. Che Cantoni sottolinei come tale (ab)uso fosse esclusivo di Saluzzo e non avesse origine nelle fonti rabbiniche induce a credere che la consuetudine, se non sancita, fosse quantomeno tollerata dal rabbino di Saluzzo stesso e come fosse frutto di un’interpretazione arbitraria della Legge. Non sorprende, dunque, che il Rabbino Maggiore condanni una simile pratica.