27 marzo 1848. Lettera: Cantoni annuncia l’imminenza dell’emancipazione
Archivio Terracini. Fondo Saluzzo. Università Israelitica di Saluzzo. Corrispondenza. Serie 1, fald. 1, fasc. 1.5, pagina 05
Percorso: Rabbino Lelio Cantoni
Dati:
mittente: Lelio Cantoni
destinatario: Amministrazione Israelitica di Saluzzo
oggetto: Cantoni annuncia l’emancipazione e la manifestazione di gioia coordinata attraverso l’accensione di luminarie, le donazioni e le celebrazioni sinagogali
Lettera su carta intestata a Il Rabbino Maggiore delle Università Israelitiche del Piemonte. Il documento porta il numero 53. La dicitura «Circolare» è riportata a mano, sottolineata, sul margine sinistro del foglio. La lettera è datata 27 marzo 1848.
Incontenibile è la gioia di Cantoni nell’annunciare la prossima proclamazione dell’emancipazione civile per gli ebrei del regno sabaudo. «Grazie al santo Dio di Israele l’ora del nostro riscatto pare vicina» – scrive il Rabbino Maggiore. Per «manifestare la loro eterna riconoscenza a Sua Sacra Real Maestà, alla Patria ed a tutti i generosi propugnatori del nostro riscatto» – prosegue Cantoni – tutti i membri delle comunità sono chiamati a recarsi al proprio tempio a rendere inni di lode e a profondersi in donazioni agli indigenti, ebrei, ma soprattutto in questa circostanza non-ebrei. La Commissione Speciale del Piemonte aveva discusso, inoltre, l’opportunità di dotare le case ebraiche di una luminaria speciale che fosse visibile dall’esterno, come manifestazione di gioia per l’evento a lungo atteso. Tuttavia, nell’entusiasmo generale è ancora forte il timore di reazioni violente da parte dei non-ebrei, che non ovunque mostrano lo stesso grado di civiltà e che non sono ancora del tutto «spogliati da questi antiquati pregiudizi e fors’anco da rancori ed animosità». Nelle parole del Rabbino Maggiore traspare la profonda consapevolezza di quanto la posta in gioco sia alta: da un lato la necessità di una manifestazione esteriore di riconoscenza per la concessione del sovrano, perché non si dica «che noi ricevemmo questo benefizio con freddezza, con indifferenza per non dire con ingratitudine»; dall’altro il timore di reazioni violente, tanto più che un eccesso di letizia mal si sposava con il clima di guerra in cui il paese era immerso. La soluzione di compromesso prevedeva che la decisione di apporre luminarie fosse lasciata alle singole comunità. Ciò che premeva è che l’azione fosse coordinata, perché il messaggio giungesse chiaro a destinazione: le celebrazioni nel tempio, le donazioni e l’accensione di eventuali luminarie avrebbero dovuto avvenire simultaneamente in ogni luogo.
Appena due giorni dopo l’invio di questa lettera, il 29 marzo 1848, la promulgazione dell’emancipazione civile divenne ufficiale. Il conseguimento dei diritti politici, tuttavia, giunse solo il 19 giugno del medesimo anno.