28 maggio 1867. Lettera: un vizio di forma nel testo della deliberazione congressuale sul Concilio rabbinico

Percorso: Rabbino Davide Terracini

Dati:
mittente: Davide Terracini
destinatario: David Almagià, Presidente del Consiglio di Amministrazione della comunità di Ancona
oggetto: un’imprecisione nel testo della deliberazione congressuale relativa al Concilio rabbinico mette a rischio la buona riuscita del medesimo

La minuta è vergata all’interno di un piccolo quaderno. Reca la data 28 maggio 1867, corretta dal precedente “27 maggio 1867”. Il testo dalla fine della seconda pagina prosegue sul margine sinistro della stessa (in orizzontale); passa, poi, ad un foglio indipendente allegato alla pagina, per concludersi nella terza pagina.
Terracini, come Almagià, ha notato che il testo della deliberazione relativa al Concilio rabbinico presenta un’imprecisione. Il testo ufficiale legge:

Che i Sigg. Rabbini Italiani [enfasi nostra] d’accordo colle Università a cui sono preposti vogliano concertarsi sulle riforme che intendono di attivare trasmettendo in forma di programma il resultato dei loro accordi alla Commissione Esecutrice […]

Il testo, che nelle intenzioni di Terracini avrebbe dovuto essere pubblicato, leggeva «Che i Sigg. Rabbini Italiani promotori del Concilio Rabbinico  [enfasi nostra] […]».

Secondo il rabbino ciò rischiava di compromettere il progetto fin dai suoi primi passi, dal momento che la deliberazione demandava a tutto il Rabbinato italiano il compito di concordare i punti del programma, impresa impossibile considerata l’opposizione dei rabbini toscani, peraltro tra i più influenti d’Italia allora. Per tale ragione Terracini aveva proposto già a Firenze che il programma fosse redatto da una cerchia più ristretta di rabbini favorevoli al Concilio, idea già espressa a Leone Ravenna in una lettera di pochi giorni prima.

Per far cessare «i rumori forieri della guerra» levati dagli oppositori, Terracini assicura Almagià che inviterà quanto prima i suoi colleghi a discutere del programma, così da rassicurare i più timorosi dell’ortodossia del progetto, che mira a conservare i pilastri della Legge, ad eliminare ogni abuso e a «ritoccare l’opera temporaria, casuale e locale dell’uomo, e riporre ad un tempo in guardia le coscienze sulle prescrizioni religiose intangibili, le quali ora vanno a fascio con quella, colpa della inscienza religiosa dei secolari, e della debolissima voce o peggio della rabbinica individualità».

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