19 giugno 1867. Lettera: Terracini e Della Torre su posizioni opposte riguardo al Concilio Rabbinico
Percorso: Rabbino Davide Terracini
Dati:
mittente: Davide Terracini
destinatario: Lelio Della Torre, docente al Collegio Rabbinico di Padova
oggetto: Terracini difende l’opportunità di un Concilio rabbinico con Della Torre
La minuta è datata 19 giugno 1867 ed è redatta su di un piccolo quaderno.
La lettera si apre su di un equivoco: Della Torre sembra non essere a conoscenza degli sforzi profusi dal suo corrispondente a favore del Concilio rabbinico. Per parte sua, Terracini è convinto di averlo a suo tempo informato. Pur tuttavia, si scusa. Dal tono dimesso e amichevole di Terracini il rapporto sembrerebbe non essersi incrinato; è pur vero che quel «comunicandoci, come appunto ben dici tu stesso, avremmo forse potuto ravvicinarci» induce a credere che il dissidio fosse ben più profondo.
Della Torre era allineato con il fronte degli oppositori al Concilio, guidato da Elia Benamozegh. Era avverso a qualsiasi tipo di innovazione che minacciasse l’integrità e la sacralità della Legge e della tradizione. Aveva espresso i propri timori al riguardo, timori che Terracini afferma di non condividere. Anche Giuseppe R. Levi aveva scritto a Terracini avanzando i propri dubbi sull’ortodossia del progetto e sul pericolo di uno scisma, qualora i rabbini riuniti non avessero raggiunto un accordo; d’altronde la Germania aveva visto nascere le prime comunità riformate pochi decenni prima. Terracini, dunque, allega alla presente una copia della sua risposta a Levi, perché Della Torre possa constatare come la posizione del rabbino astigiano s’ispiri ai medesimi principi di ortodossia, che l’amico vuole difendere, e come «le adunanze Rabbiniche, quali io propongo, non sarebbon nè inutili, nè dannose, nè basate sull’errore».
Terracini invita Della Torre a considerare un ben più fondato timore, ovvero quello dell’isolamento dei rabbini italiani, tra i quali non esiste più dialogo, compromettendo la propria funzione di guida dell’Ebraismo italiano. Tenta, inoltre, di rassicurarlo sulle proprie intenzioni: il Concilio non costituirebbe un livello gerarchico più alto all’interno del Rabbinato con facoltà di imporsi alle coscienze e di demolire la tradizione, ma avrebbe un ruolo consultivo, fornendo chiarimenti sul culto ai fedeli e supporto ai singoli rabbini nell’esercizio del loro ministero; sarebbe un organo all’interno del quale il Rabbinato è chiamato a dialogare e discutere la rotta da imprimere all’Ebraismo italiano