La raccolta dei dati su produzione e possesso dei manoscritti dell’Archivio Terracini va a integrare un lavoro analogo compiuto sui libri a stampa antichi fra 2019 e 2020 dall’Università di Torino: entrambi i progetti hanno infatti lo scopo di documentare il possesso librario nell’ambito delle comunità e delle famiglie ebraiche piemontesi fra XVI e XX secolo attraverso la raccolta e indicizzazione in banca dati delle fonti disponibili, per la gran parte ricavate dai volumi stessi. Mentre per i volumi a stampa la grande banca dati (consultabile qui per quanto attiene al possesso, e qui per quanto attiene alla censura) documenta la circolazione dei libri dopo l’uscita dalle tipografie, per i codici manoscritti – che per loro stessa natura costituisco ciascuno un unicum anche per quanto attiene alla produzione – sono stati raccolti anche i dati relativi alla copiatura del testo.

Il lavoro, realizzato da Chiara Pilocane, è stato in parte sostenuto dalla Regione Piemonte nell’ambito dei finanziamenti della L.R. 11/2018, progetto “1973-2023. L’Archivio Ebraico Terracini a cinquant’anni dalla sua istituzione”.

Consulta la Banca Dati

Poiché la banca dati indicizza le fonti utili per ricostruire produzione e circolazione dei codici, i manoscritti per cui mancano del tutto informazioni su queste due fasi non sono in alcun modo testimonianti nel database: si tratta dei manoscritti catalogati con i numeri 101, 102, 104 e 132.

Oltre a questi, mancano altri nove volumi manoscritti: benché a suo tempo inventariati fra i libri, questi sono infatti documenti d’archivio e non materiale bibliografico. Si tratta dei volumi caatalogati con i numeri 54 (registro di entrate e uscite di un Talmud Torà), 87 (registro di un maestro), 78 (discorsi e lezioni in italiano), 88 (registro di contabilità familiare), 91 (spartito di musiche sinagogali), 93 (registro con minute di omelie), 98 (registro con discorsi per la Confraternita Banim semeḥim di Vercelli), 130 (registro di domande e risposte di un maestro), 139 (registro con annotazioni di nascite e di crediti). I volumi che contengono solo in una loro parte un documento d’archivio (es. ms. 20, nella seconda parte registro del mohel di Ivrea) sono invece inclusi.

Alcune note sui campi della banca dati:

  • Campo Tipologia di fonte
    Nel campo sono indicate come sottoscrizioni le formule nelle quali compare (anche) il nome del copista, come data se presenti solo la data cronica e/o la topica. La tipologia nota di possesso è utilizzata anche nei rari casi in cui si specificano le condizioni d’acquisto. Le eventuali glosse a margine relative al testo del manoscritto, a meno che siano circostanizate da date croniche o topiche, non sono computate.
  • Campo Traduzione – Trascrizione – Descrizione

Il campo include una traduzione quando la fonte è in ebraico (ma i nomi propri sono naturalmente traslitterati), una trascrizione (messa fra virgolette) quando la fonte è in italiano o in altre lingue europee, una descrizione quando si tratta di una fonte non testuale (es. un’etichetta) o con elementi non testuali da rilevare.

  • Campo posizione della fonte
    Nel campo si ricorre alla dicitura frontespizio, a rigore inappropriata per i testi manoscritti, quando l’annotazione si trova all’interno dei testi posti nella prima pagina del codice, messi in evidenza da espedienti grafici (sempre modulo maggiore delle lettere) e decorativi (per lo più cornici) la cui parte principale è costituita – esattamente come nei testi a stampa – dal titolo dell’opera (con o senza indicazione dell’autore, qualora non si tratti di una miscellanea e l’autore non sia lo stesso del copista) e dai dati di produzione dell’esemplare.
  • Campi che descrivono natura e contenuto del codice cui si riferisce la fonte
    I quattro campi Titolo originale del manoscritto, Contenuto del manoscritto (in assenza di titolo), Numero di carte, Note su caratteristiche del manoscritto non sono da intendersi come una catalogazione, che per la raccolta manoscritta dell’Archivio ancora manca: si tratta solo di indicazioni inventariali. Supplisce in parte la catalogazione fatta dalla National Library of Israel, presente per la maggior parte dei volumi e raggiungibile dalla banca dati con un apposito link. Si segnala inoltre che il numero complessivo di carte del volume qui indicato non comprende le guardie e che la presenza di carte bianche è messa in rilievo solo quando queste costituiscono la maggiore o un’ampia parte del codice.
  • Indice dei nomi
    L’indice non comprende le occorrenze di soli nomi propri. Le occorrenze in caratteri latini sono riportate tal quali nell’indice, mentre per le occorrenze in caratteri ebraici il nome proprio è traslitterato secondo criteri scientifici omogenei e il cognome è normalizzato.