Pian del Lot (strage del)


Segnatura
MO 113
Livello di descrizione
Unità
Contenuto
1. Dattiloscritto (in due copie) della denuncia presentata da alcuni parenti delle vittime con firme autografe, sd, ma prob. 1946-1947 2. Profili biografici. Dattiloscritti dei profili biografici delle vittime: Emanuele Artom, Pedro Ferreira, Walter Rossi, Giovanni Borca detto Oscar (di Artom e Ferreira sono anche presenti i profili a stampa), sd 3. La Strage di Pian del Lot, a cura del Consiglio regionale del Piemonte, estratto dal diario di Giovanni Borca (una copia completa e una mutila), sd 4. Ritagli stampa su Giovanni Borca, 1947 5. Lettera indirizzata a Buby (Massimo Ottolenghi) da Nino, sulla strage del Pian del Lot, 17 febbraio 1947 e minuta di lettera inviata al signor Rossi, relativa ad un colloquio con il giudice in procura sulla strage, 13 marzo 1947 6. Copia fotografica di un ritratto di Emanuele Artom 7. Commemorazioni: nota di Massimo Ottolenghi per la commemorazione del 2010 e del 3 aprile 2013, pubblicata su Ha Keillah, maggio 2013, ritaglio stampa da La Repubblica del 2013 Posto a 511 metri sulla collina torinese, nei pressi del colle della Maddalena, il Pian del Lot durante la guerra ospita una postazione antiaerea tedesca della Flak. La sera del 30 marzo 1944 sul ponte Umberto I un gappista uccise un caporale tedesco appartenente a questo reparto; la mattina del 2 aprile 1944 i nazisti prelevano dalle carceri Nuove 27 giovani e li fucilano a gruppi di quattro nei pressi della batteria dove presumibilmente prestava servizio il graduato tedesco. Un testimone oculare, il partigiano Giovanni Borca, Oscar, così racconta gli avvenimenti: "Ci fanno scendere a piano terra, qui veniamo legati con corde uno all'altro ai polsi; fatti salire nel cortile veniamo caricati su un camion, il quale si avvia verso la collina torinese. Il camion si ferma su uno spiazzo ove fummo fatti scendere e slegati…si udivano raffiche di armi automatiche; girato lo sguardo verso quel punto una scena orrenda si apre al mio sguardo: partigiani legati con le mani dietro la schiena vengono fatti avanzare verso una grande fossa, entro cui giacciono dei compagni, falciati dalle armi automatiche, corpi solo straziati e gementi, a cui questi mostri in veste umana hanno negato anche il colpo di grazia. Assistiamo così all'eccidio dei restanti. Vengono fatti avanzare quattro alla volta verso la fossa e, colpiti a raffiche di mitra, cadono dentro la loro tomba [...] Finito l'eccidio noi fummo costretti a coprire la fossa nella quale molti dei caduti erano solo feriti; gemiti e lamenti provenivano dalla fossa [...] Fummo poi ricaricati sul camion e riportati alle Nuove, qui i tedeschi ci imposero di non raccontare i fatti". La stampa, nell'annunciare qualche giorno più tardi l'avvenuta rappresaglia, parlerà di "delinquenti abituali" appartenenti ad una non meglio precisata "vasta organizzazione terroristica" colpevole delle azioni partigiane compiute a Torino in precedenza, ma si tratta in realtà di giovani rastrellati qualche settimana prima in Val di Lanzo e Val Pellice. L'eccidio di Pian del Lot è sicuramente la più sanguinosa rappresaglia compiuta dai nazisti sul territorio cittadino. Sulla lapide, in calce ai nomi, vi sono sette vittime che non sono mai state identificate.[http://www.istoreto.it/torino38-45/piandelot.htm]
Data estesa
1947 ; 2013
Descrizione Estrinseca
1 fascicolo

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